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Il termine viridarium, che si è scelto come titolo per questa piccola raccolta di scritti offerti ad Anselmo Baroni, ha avuto lunga vita nel mondo romano, poi continuata anche nella lingua italiana con 'verziere'. Il titolo del volumetto discende, comunque, dall'uso di viridarium che si è fatto nei contratti di acquisto di magioni signorili nelle città di Sicilia fino a poco dopo l'inizio dell'Ottocento. Con viridarium s'intendeva allora un ampio tratto di terreno che alle spalle di un palazzo occupava a volte più dell'area di un isolato; ed esso non era un giardino solo ornamentale come nell'antica Roma, ma neppure poteva essere assimilato a un orto o a un piccolo frutteto. Esso voleva essere raffinato e poteva risultare esotico, unendo alle camelie le erbe odorose, e gli alberi di albicocco e di mandarino molto amati nel nord Africa e nel Levante. Proprio un viridarium aspira ad essere questo volumetto, in cui sono stati raccolti i lavori di otto amici che dovrebbero risultare graditi ad Anselmo. Dalle donne apuane negli anni della guerra di Roma contro i Liguri, agli studi di topografia di un grande storico romano come Gianfranco Tibiletti, all'importanza della Politica di Aristotele per la formazione del pensiero politico di Hermann Conring, fino ai due lavori sulla Sicilia e antica e moderna, e ai tre in cui pensiero teologico, filosofico, giuridico si fondono in scritti pieni di suggestioni.